lunedì 23 aprile 2012


Il bambino e il congiuntivo

Scrive Massimo Gramellini nel suo Buongiorno (La Stampa, venerdì 20 aprile 2012)
Ci dobbiamo occupare ancora una volta di una brutta storia. T., bambino di nove anni iscritto alla scuola elementare «Don Orione» di Milano, va matto per i congiuntivi e i compagni di classe lo isolano dal gruppo, riempiendo la lavagna di battutacce contro di lui. Quando ho letto la notizia nel blog di Flavia Amabilesul sito, ho trattenuto a stento la mia indignazione. Un bambino che ama i congiuntivi! Quanto imbarazzo, quanta vergogna. Quale futuro potrà mai avere un bimbo che, cito ancora dal blog, «è affascinato dalle parole, ne chiede il significato e poi le usa a proposito»?

Se per disgrazia il problema dovesse protrarsi fino all’età adulta, gli sarebbero precluse moltissime attività, a cominciare da quella politica. Avrebbe serie difficoltà anche in televisione e nei giornali. Il congiuntivo non è solo una brutta malattia degli occhi, ma un modo sbagliato di affrontare la vita. Se incominci a parlare bene, poi desideri pensare bene. E magari - orrore - agire bene. Funziona così, purtroppo. Per fortuna i compagni del piccolo mostro stanno cercando di riportarlo sulla retta via con un sistema quasi infallibile: la legge del branco, che tutti conforma e appiattisce al livello più basso e rassicurante. Pare però che il diavoletto cocciuto persista nell’errore. Di questo passo imparerà a memoria i primi dodici articoli della Costituzione e allora per rieducarlo non basteranno più nemmeno i compagni: bisognerà chiamare direttamente il Trota.

martedì 10 aprile 2012

Compiti a casa

 Il ministro Profumo
 «Credo che oggi nella scuola i nostri ragazzi imparino solo una parte delle loro competenze: molti sono input che vengono da altre sorgenti - ha spiegato a SkyTg24 il titolare del dicastero di viale Trastevere - Se quei 15 giorni fossero utilizzati per rafforzare altri canali, perchè non farlo». Per Profumo, quindi, il senso è limitare «i compiti di tipo tradizionale: le forme di partecipazione degli studenti sono diverse, si possono dare stimoli senza che siano propriamente compiti. È un buon tema su cui ragionare.

L'esperienza di Marco Lodoli
"...Il venerdì, all’uscita delle scuole elementari, mi capita spesso di assistere a scenette tragicomiche che si svolgono più o meno così: schiacciato dal peso di uno zaino mostruoso, il bambino avanza verso la madre, lei gli toglie quel macigno dalle spalle e come da copione pronuncia la solita battuta: «Quanti compiti hai per lunedì?».
Il bambino prende fiato e inevitabilmente risponde: «Tantissimi, dodici divisioni con la virgola, una ricerca sulle Piramidi, la pianura Padana, un tema sul mio migliore amico, la descrizione di un animale…». La madre incassa la ferale notizia e già sa che dovrà cancellare ogni gitarella domenicale, ogni ipotetica visita a un museo, la cena con gli amici, il parrucchiere, la passeggiata in centro. Alle elementari funziona in questo modo, non c’è niente da fare.
Le maestre “caricano” di compiti i bambini, anche se le ore trascorse a scuola sono moltissime, dalle otto di mattina alle quattro di pomeriggio, anche se in fondo molto lavoro viene già svolto in classe. I genitori sanno bene quanto dovranno faticare nel fine settimana, perché i bambini di oggi da soli non se la sanno cavare. E alle undici di domenica sera, quando finalmente ogni quaderno è a posto, capita
che il bambino riemerga dal sonno e con gli occhi spalancati e allucinati si riaffacci in salone: «Devo ancora studiare gli invertebrati e rispondere a quattro domande». Una tragedia. Si tirano giù le enciclopedie, si riaccende il computer, si ricomincia.  ....."

da R2 Diario di Repubblica del 5/4/2012 

mercoledì 4 aprile 2012

Più quote azzurre nella scuola


D’Avenia nella Stampa di alcune settimane fa ha posto l’attenzione della scarsa presenza della figura maschile nella scuola. “…un maestro è colui che, nella cornice di una relazione viva, risveglia in un altro essere umano forze e sogni potenziali e ancora latenti. Il maestro è un pro – vocatore: uno che chiama l’altro ad assumere la propria vita come compito, come vocazione. Diventa te stesso, dice in ogni suo gesto e parola….”
Abbiamo sempre più bisogno di “education”, per primi gli adulti con compiti di guida e di potere, spesso troppo impegnati a perseguire il bene particolare e il profitto, per fare onore ai maestri, che hanno in custodia le donne e gli uomini del futuro, il vero bene comune di un Paese (da Terenzio “..questo è il dovere di un padre: abituare il figlio a comportarsi bene da sé, e non per timore degli altri. La differenza tra un padre e un padrone sta qui. Chi non è capace, confessi che non sa farsi obbedire dai figli..”). Io sostituirei padre con maestro e figli con alunni.. che ne dite?
Ma cosa autorizza un uomo o una donna a fare questo con un altro essere umano?

m.cico

Trovare il tempo....

Da una ballata irlandese:
“…trova il tempo di riflettere perché è fonte di energia. Trova il tempo per il gioco: è il fiorire della giovinezza. Trova il tempo per i libri, fondamento del sapere. Trova il tempo di essere amabile: è una via della felicità. Trova il tempo di sognare, salirai verso le stelle. Trova il tempo per amare e godrai la gioia della vita…”

Trovare il tempo per sostare e riflettere in una società/scuola dove tutti dicono a parole di fare fatti ma non riflettono su che cosa dicono..
Come la ballata, invito al kairos che è fatto di riflessione, gioco, studio, generosità, sogno..
Non accontentiamoci di far scorrere semplicemente le ore, di affidarsi al semplice chronos!