Arrivano i test invalsi e ritornano immancabili le polemiche,
con detrattori feroci (gli insegnanti) e fautori assoluti, che vedono in queste
verifiche il ponte levatoio per riportare un po' di merito nella piallata ed
egualitaria scuola italiana. La ragione è, al solito (fors!), in mezzo:
noi stessi siamo concausa dei mali della nostra istruzione, ma i secondi non hanno
ragione, perché questi test hanno limiti oggettivi e circostanziali.
Non è essere a priori favorevoli o non favorevoli alla valutazione dei livelli di apprendimento nelle
scuole però, vedendo come i test funzionano di fatto, non si può non criticare.
Perché un conto è il sacrosanto principio della valutazione, un conto è il modo
in cui è stato calato nella realtà italiana. Un’idea giusta può trasformarsi
nel suo contrario se viene applicata male. E questo è il caso dei test Invalsi.
Infatti, frequenti sono le alterazioni del risultato (gli insegnanti che aiutano i proprio studenti -e con loro se stessi - soprattutto in meridione, o lasciano copiare, fenomeni noti da anni e così diffusi da rendere impossibili i confronti fra territori dotati di differenti livelli di spirito civico).
Infatti, frequenti sono le alterazioni del risultato (gli insegnanti che aiutano i proprio studenti -e con loro se stessi - soprattutto in meridione, o lasciano copiare, fenomeni noti da anni e così diffusi da rendere impossibili i confronti fra territori dotati di differenti livelli di spirito civico).
Sia nel bene che nel male, che magari un sonoro asino in
italiano, o un totale inetto in logica-matematica, incapace di mettere tre
parole in croce, scritte od orali che siano, o risolvere un qualsiasi problema,
si trova meglio a mettere delle crocette su "vero o falso".
E poi c'è il rischio che la cultura si pieghi ed abdichi all'insegnamento non delle materie ma dei sistemi utili a superare questo tipo di prove ( il fenomeno è noto da anni nei Paesi che fanno ampio uso dei test, e ha ricevuto anche un nome: viene chiamato teaching to the test, insegnare in funzione del test).
Ma soprattutto, è illusorio sperare che attraverso questi test si possa finalmente introdurre un criterio meritocratico nella scuola italiana, soprattutto a livello dei docenti.
Cosa potrebbe fare mai il Preside/Dirigente che dai test abbia l'indicazione che la tale classe è un' accozzaglia di capre ? Dovrebbe bocciarli tutti o chiedere di sostituire o sospendere l'insegnante che a tali capre insegna (per cui il "caprone"..) ? La risposta ovviamente è no.
E poi c'è il rischio che la cultura si pieghi ed abdichi all'insegnamento non delle materie ma dei sistemi utili a superare questo tipo di prove ( il fenomeno è noto da anni nei Paesi che fanno ampio uso dei test, e ha ricevuto anche un nome: viene chiamato teaching to the test, insegnare in funzione del test).
Ma soprattutto, è illusorio sperare che attraverso questi test si possa finalmente introdurre un criterio meritocratico nella scuola italiana, soprattutto a livello dei docenti.
Cosa potrebbe fare mai il Preside/Dirigente che dai test abbia l'indicazione che la tale classe è un' accozzaglia di capre ? Dovrebbe bocciarli tutti o chiedere di sostituire o sospendere l'insegnante che a tali capre insegna (per cui il "caprone"..) ? La risposta ovviamente è no.
Gli studenti che ne pensano??? Parola alla rete...
"...spiega il
procedimento che hai usato per arrivare alla soluzione.' ......ho molta fiducia
nel mio compagno di banco"
Solo una risposta? E io che pensavo di essere nata in due anni diversi e un mesi diversi.