Due brevi pensierini derivati
dalla lettura articoli de “La Stampa”
Insegnanti “santi
protettori..”:
All’indomani della sentenza Darwin, con la condanna dei docenti della scuola
responsabili della sicurezza, numerosi presidi e il presidente dell’Anp hanno
segnalato che i loro professori responsabili della sicurezza hanno serie
intenzioni di dimettersi, valutando le condizioni in cui operano e i rischi che
corrono. Un responsabile interno della sicurezza, previsto dalla legge, per
quanto abbia fatto tutta la formazione prevista, non può avere le competenze di
un ingegnere o di un architetto che fanno quel lavoro di mestiere; in più, le
regole sono state trasferite nella scuola dal mondo aziendale che ha altre
risorse, assicurazioni e retribuzioni.
È
un precedente che, in ogni caso, creerà gravi difficoltà in una situazione già
difficile: spesso dobbiamo occuparci della sicurezza senza gli strumenti e le
risorse per poterlo fare davvero..in più, il livello delle responsabilità sta
andando al di là delle effettive possibilità di intervento sia dal punto di
vista economico, sia, appunto, delle competenze tecniche.
Chissà…forse
di soluzioni anche fai da te se ne potrebbero trovare…se avessimo i contro soffitti a pannelli , boh, magari di
tanto in tanto si potrebbe salire su una scala e guardare cosa c’è sopra. Ma se
sono in muratura? Il docente responsabile della sicurezza e della prevenzione potrebbe
certamente segnalare una crepa..ma un controsoffitto non ispezionabile? Dovrebbe
radiografarlo? (comunque il nostro “addetto alla sicurezza” lo vedrei bene
arrampicarsi su una scala per visionare le condizioni di un soffitto! J……..)
Genitori
pro figli: quando andavo a scuola io ad essere messo dietro la lavagna (non solo
metaforicamente…) era l’alunno irriverente e ad essere tenuto sott’occhio era l’allievo
lavativo/lento di comprendonio. Chi prendeva siffatti provvedimenti (maestro,
professore,..) agiva serenamente nell’interesse di quel ragazzo, sia della
classe intera, sostenuto nelle scelte dalla schiera fiduciosa dei genitori.
In
poche e semplici parole, si credeva ancora nel valore dell’exemplum e nel valore
di una sana sgridata!
Oggi
divergenza di opinioni significa subito rottura, in classe (e in famiglia..)
non si può sgridare più, pena il vacillare della tenera psiche dei ragazzi e
insieme correre il rischio di essere denunciato dal genitore, sempre sulla
difensiva, mai in ascolto (tantomeno del proprio figlio!).
Educare
fa rima con comprare, lodare, fare.
Una
volta educare era anche sgridare, disapprovare ma anche motivare e contenere. E
per contenere bisogna creare confini. Dire no. Porre anche dei divieti.
E
il tempo era gestito a tappe evolutive, non a giorni settimanali (il lunedì
danza, …martedì lezione di sax…giovedì torneo di play in streaming,……). C’erano
progetti per i figli; oggi, invece, tutto è un parcheggio.
E
gli insegnanti in tutto ciò? Sottoposti a continue valutazioni e “verifiche” da
parte dei genitori: perché Vladimiro non legge già (magari perché frequenta la
prima classe primaria solo da un mesetto)? Genoveffa dovrebbe avere un inglese
più fluente. I compiti sono pochini. Povero Alfredo, ha troppi impegni per
poter studiare da una settimana all’altra…..e via dicendo..
Noi
insegnanti dovremmo essere liberi e sereni di valutare i ragazzi, che è anche
capire e dare uno specchio in mano per vedersi.
Ma
pare una parola bruttissima, che invecchia e impoverisce i genitori che in
quello specchio ci si vedono riflessi.
Certo
non siamo esenti da colpe, e spesso ci diamo la zappa sui piedi, l’equazione
voglia - capacità non sempre è riscontrabile ma è il principio che è inaccettabile.
“La
maestra ha sempre ragione” : questo era il mantra che i miei mi ripetevano,
anche quando forse non lo pensavano e questa era la vera comunicazione scuola –
famiglia, sinonimo di sicurezza e serenità.
E
la scuola era così un nostro dovere.
Oggi
mamme e papà privi di cultura o puramente acculturati di titoli pretendono di
giudicare il metodo degli insegnanti. Parlano, stroncano, giudicano. Ricorrono ai
superiori. Credono di sapere. Dubitano, diffamano. Rischiano di trasformarsi
negli avvocati o nei sindacalisti dei propri figli.
Insegnano
ai figli la critica prima ancora che imparino a ragionare. Collaborano alla
loro presunzione, maschera della fragilità. L’unica sicurezza: una settimana fitta
in agenda (non scolastica…)!
Forse
rieducare la famiglia alla scuola potrebbe essere un primo semplice passo.
Per chiudere….
DECRETO
SCUOLA: I consumatori della
birra finanzieranno la scuola italiana.
Nel decreto scuola approvato in maniera
definitiva dal Senato finanzieranno con 413 milioni di euro di tasse in più un
provvedimento che costerà 465 milioni spalmati tra il 2014 e il 2016. L’associazione
di categoria Assobirra ha lanciato una petizione contro il provvedimento,
sostenendo che le nuove tasse rischiano di produrre una contrazione dei consumi
e del gettito fiscale derivante. Il modo in cui sono state congegnate le
coperture del decreto scuola hanno creato non pochi mal di pancia alle larghe
intese durante la discussione parlamentare. Il pidiellino Giancarlo Galan,
relatore del provvedimento, si è dimesso in solidarietà con i produttori di birra
e in nome del liberismo.
La legge assumerà in tre anni 69 mila tra
docenti precari (43 mila) e personale Ata, 26 mila insegnanti di sostegno,
finanziando una miriade di provvedimenti tra i quali ci sono 137 milioni per il
fondo delle borse di studio, 15 milioni per gli studenti meritevoli privi di
mezzi, altrettanti per il wireless nelle scuole, 8 per l’acquisto
di libri di testo e ebook, 15 contro la dispersione scolastica, oltre a un
concorso peri dirigenti scolastici.
«L'istruzione dei nostri figli vale più di
una birra» ha detto la senatrice Stefania Giannini.
Il ministro Carrozza ha preparato i
decreti attuativi e chiede di raccogliere la sua «sfida» sul rifinanziamento dell’istruzione.
Propone di inviare suggerimenti alla mail istruzioneriparte@miur.it.
Il suo entusiasmo non è condiviso dai sindacati.
Giudizio negativo sulla conferma del
blocco dei contratti e degli scatti di anzianità per il personale e, in fondo,
per le assunzioni, riviste al ribasso a causa della riforma Fornero che ha
innalzato l’età pensionabile in una scuola già molto anziana. Rilanciano un
allarme inquietante: gli stipendi dei neo-assunti (tra i più bassi in Europa)
resteranno bloccati per otto anni. A fine carriera perderanno 8mila euro per
unaclausola di «invarianza finanziaria» sottoscritta da tutti i sindacati nel
2011, tranne Flc-Cgil.
PROSIT!!!